Progetti

Le versioni tradizionali di Lu Rusciu mantengono intatta la matrice di pizzica su cui si canta con intensità la melodia tramandata oralmente senza variazioni strutturali tra le varie strofe.

In questo arrangiamento ho cercato di creare un unico arco formale in crescendo per le poche strofe che ho scelto; le atmosfere oniriche iniziali aprono attraverso un solo di piano ad una improvvisazione ETNO-JAZZ su una ritmica fortemente irregolare che accompagna anche la ripresa finale delle strofe iniziali.

Il tentativo, con questa ed altre operazioni simili, è la ricerca di soluzioni stilistiche non convenzionali e più attuali su materiale musicale etnico  del Mediterraneo(e non solo), perché avverto la necessità di un equilibrio fra il tanto frequentato “meticciato” musicale e il desiderio di scansare l’ovvio.

Non pretendo di riuscirci, mi appassiona provarci.

In Sicilia si vedono angoli e paesaggi con frammenti di colonne greche, mosaici con figure mancanti, torri isolate o chiese che hanno “inghiottito” antiche moschee del primo periodo islamico. Talvolta si trovano anche tetti di lamiera su antiche mura purtroppo.

Ho sempre subito il fascino di queste disordinate testimonianze dello scorrere del tempo e credo che questa composizione nasca da quello stupore di cogliere una strana eleganza in quel disordine.

Alessandro Carbonare Clarinet Trio ha dato vita e un suono a quelle immagini. Luca Cipriano, Alessandro Carbonare e Giuseppe Muscogiuri, vi ringrazio di cuore.

Ó Tejo è il grande fiume che attraversa Lisbona, è plausibile pensare che il compositore si trovasse in Portogallo quando l’ispirazione…..
Ero a San Basilio, un quartiere della periferia romana.
LA MEMORIA TRAE FUORI I RICORDI DA UN CAPPELLO SENZA SAPERE PERCHÉ QUESTO E NON QUELLO.
Diversi anni prima di comporre TEJO, MEU DOCE TEJO ero stato in Portogallo a suonare, ed avendo un pomeriggio libero decisi di andare a guardar fluire il fiume Tago. Con in mente l’incipit di una poesia di Pessoa, attendevo l’ispirazione per un brano sperimentale da presentare al prossimo esame del conservatorio. Passano svariati quarti d’ora ma niente da fare.
Mi sposto al MIRADOURO DE SANTA CATARINA… ANCORA NIENTE….
Decido, allora, di fare un giro sul famosissimo tram 28. Oh! non so perché, ma continuava a risuonarmi in testa ERA DE MAGGIO cantata da Roberto Murolo.
A quel punto, rassegnato e deluso mi dico: meglio salutare i miei amici compositori Carlos Miguel Marques (Ka’mi) e Hugo Ribeiro, conosciuti ai FERIENKURSE 2004 di Darmstad in Germania, sicuramente mi porteranno a sentire musica contemporanea o Fado sperimentale.
Abbiamo mangiato del fantastico pesce fritto e bevuto un vino fatto dalla nonna della fidanzata di Carlos….
Un detto Sanzese recita: .
Forse questo brano nasce da una frase contenuta in una canzone dei Madredeus, forse ha fatto nascere Elia e Pasquale, forse nasce dal vizio di girare i capelli, forse il fiume non c’entra nulla con questa musica.
Forse aveva ragione il mio amico #CesareDelPrato nell’eseguire quella sera, con grande eleganza, Clair De Lune di Debussy dopo il 488 di Mozart.
(Mozart credo abbia ragione a prescindere.)

Forse ha ragione il mio grande amico e bravissimo compositore

Alessio Elia

quando dice che certi bassi in Beethoven non tornano.

Forse aveva ragione un cantante Cilentano di musica popolare che disse: <O’ Jazz è facile, quanno sta scritto Do, sona tutto tranne a nota Do>.
Di sicuro avevo torto quel giorno mentre aspettavo l’ispirazione, non si deve aspettare, bisogna semplicemente lasciare dello spazio vuoto per poter accogliere.

“Musiche per luoghi diversi”, terzo movimento: Tejo, meu doce Tejo. Con l’ Orchestra Giovanile di Roma del M° #VincenzoDiBenedetto,

#LucaCipriano: clarinetto solista
#FabioSasso alla batteria.
 

Direzione:  M° Vincenzo De Filippo

Roma, Teatro Vascello

Questo quarto tempo è stato composto interamente di notte nel tipico silenzio di un nono piano, un monolocale ex lavatoio: antenne, gabbiani e tetti di eternit.
L’idea di partenza era rigorosa, un tema basato su un Maqam tradizionale arabo, che in una immaginaria migrazione verso l’Europa, sarebbe stato assorbito dagli stilemi tipici della musica sinfonica occidentale. Per fortuna non sono minimamente riuscito nell’impresa. Ricordo benissimo la stanchezza ed il sonno inesorabili delle 2:30, arrivavano sempre a quell’ora. Non riuscivo più a continuare, non riuscivo a rispettare l’idea originaria, arrivavano nuovi temi e sembrava che non c’entrassero nulla col concerto che stavo scrivendo in quelle notti. “Musiche per Luoghi Diversi” non voleva finire, mi venivano fuori melodie usate nei primi esercizi di composizione, temi che avevo scritto molti anni prima e dimenticati su fogli gialli pentagrammati. Una notte, però, mi sono arreso al disordine di questo quarto tempo, ho lasciato che si scrivesse da solo, una sorta di folle autocomposizione, una musica scritta malgrado me stesso. Dopo alcuni anni scrivo questo post e penso al fatto che la ninna nanna che chiude il concerto sia incoerente, fortemente incoerente, da un punto di vista tecnico-compositivo formale. Era utile a me stesso, serviva a farmi sentire vicini Peter, Pasquale, Neri ed Elia.
“Musiche per luoghi diversi”, quarto tempo: Verso l’Europa. Con l’ Orchestra Giovanile di Roma del M° #VincenzoDiBenedetto,
#LucaCipriano: clarinetto solista
#FabioSasso alla batteria.
 

Direzione:  M° Vincenzo De Filippo

Roma, Teatro Vascello